
CHIESA METODISTA DI SALERNO
e diaspore di Albanella e Ottaviano

Benvenuto!
Siamo alla ricerca di tutti coloro che sono alla ricerca. Siamo alla ricerca di tutti coloro che hanno trovato... Se ti piace capire, se ti piace cantare o suonare... Se ti piace stare in compagnia... Se ti piace organizzare... Se ti piace anche solo "essere" così come sei, vieni a trovarci!
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I nostri culti:
Ottaviano, Via Trappitella, 43:
Sabato, ore 17.00.
Albanella, Via Risorgimento:
Domenica, ore 9.00.
Salerno, Via Manzella 27:
Domenica, ore 11.30.
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Incontri Biblici Domestici
E' un'opportunità realizzare un breve momento di lettura biblica e di preghiera insieme a persone della Comunità ed è anche un'occasione per invitare amici e parenti interessati e offrire loro uno spazio di confronto con la Parola di Dio.
Per organizzare un incontro scrivi a: asquitieri@chiesavaldese.org
o telefonare a: 3717763163
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Bacheca​​​​
RADIO – Domenica 20, su RAI Radio1 alle 6.35, il “Culto evangelico” propone una predicazione del pastore Saverio Scuccimarri, un “Notiziario evangelico” e la rubrica “Il cammino verso l'unità” a cura del past. Luca M. Negrio.
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Studio Biblico.
Conoscere Gesù attraverso la lettura del Vangelo sec ondo Giovanni.
Martedì 22 aprile 2025 su Meet dalle ore 20:00 alle ore 21:00 (precise!!!)
Testo: Gv. 13,1-38.14,1-31).
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Bibbia. Donne che leggono la Parola
Un ciclo di incontri mensili di donne cattoliche e protestanti, il giovedì alle 17,30 nella chiesa valdese di Napoli (via Duomo 275) ma è possibile seguirli anche su Zoom al seguente link: https://us06web.zoom.us/j/82459127473.
Prossimo incontro:
Giovedì 8 maggio: maggiore Lidia Bruno, Esercito della Salvezza (2 Re 4, 8-14, La sunamita) e suor Simona Farace (Gv 8, 1-11, «Rimasero in due, la misera e la misericordia»).​​​
Claudiana​

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Ermanno Genre​​
Là dove la Parola ti porta
Fra itineranza e radicamento
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Claudiana
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Prezzo Euro 13,30
​Claudiana

Sabina Baral​
Timidi cristiani
Ritrovare l'inquietudine
e il coraggio della fede​
​
Claudiana
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Prezzo Euro 10,00
Il Vangelo della Domenica
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. (Giovanni 20,1-9) ​
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Culto Evangelico
Tutte le domenica, su RAI Radio1 alle 6.35, “Culto evangelico” propone una predicazione e un notiziario. ​
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Protestantesimo
Domenica mattina, su Rai 3 alle ore 7 torna la rubrica “Protestantesimo” a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
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Una parola per te
Breve riflessione sul Vangelo della Domenica di Pasqua
a cura del past. Antonio Squitieri
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I perché della nostra fede
Un video per trasmettere il senso della nostra fede cristiana a tutti, in modo nuovo e aperto.
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Camminare insieme
Rubrica ecumenica
a cura della Chiesa Valdese
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Dio sta con i poveri
di Fulvio Ferrario
Questa settimana
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Il Signore è risorto e tutti e tutte noi risorgeremo con lui
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​L’orologio del tempo​
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​Culto evangelico di Pasqua in eurovisione su RAI3
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Un’occasione democratica di partecipazione
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Speciale 80 anni dalla Liberazione. Intervista ad Adelmo Cervi
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Risorgiamo nella gioia
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Celebrando la gloria della Resurrezione
L'agenda degli appuntamenti
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La ragione della nostra speranza di Pawel Gajewski
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«Dio, infatti, non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo» (I Tessalonicesi 5, 9)
Diversi inni cantati la domenica di Pasqua in tutte le chiese cristiane invocano o annunciano la salvezza. Fuori degli edifici di culto la musica e il significato delle parole cambiano. A chi usa il computer, il verbo “salvare” fa pensare immediatamente a uno dei più importanti comandi del sistema operativo che protegge dalla perdita dei dati su cui si sta lavorando. Computer a parte, la tendenza generale delle società occidentali è quella di cercare una salvezza laica, vale a dire, scissa da Dio. In questa prospettiva una determinata configurazione politica, di sinistra o di destra, assume tratti salvifici, anche se il più delle volte le promesse fatte durante le campagne elettorali restano parole vuote.
Non sorprende dunque il fatto che anche la salvezza laica si sposta in una dimensione segnata dall’individualismo. Nella versione accettabile di tale salvezza il benessere personale e della propria famiglia diventano valori assoluti, degni dei più grandi sacrifici. La visione più volgare dell’individualismo soteriologico punta invece sul divertimento e sull’accumulo dei beni materiali. Sarebbe tuttavia disonesto assumere atteggiamenti moralistici e bollare tutti questi tentativi come forme di miopia spirituale perché – in qualche modo – siamo anche noi credenti contagiati da questi virus.
Nei giorni scorsi ho riascoltato spesso l’album di Ivano Fossati del 2006 intitolato L’arcangelo. Una canzone continua a colpirmi profondamente. È intitolata «Ho sognato una strada» e contiene queste parole:
«Se i grandi ottusi/ della Terra/ ci trascinano a fondo/ Sarà che giorno dopo giorno/ Avrò sognato troppo a lungo/ Ah, se passasse questo buio/ Come si ammaina una bandiera/ Come si ammaina l’orgoglio/ Alla stessa maniera/ Potrei salvarmi, potrei salvarmi/ Anch’io/ Basterebbe una parola/ E basterebbe una parola/ In bocca all’angelo/ Di Dio/ Voglio salvarmi, voglio salvarmi /Voglio salvarmi, voglio salvarmi».
Ivano Fossati e il messaggio della Bibbia concordano sostanzialmente su un punto: un atto salvifico e un riferimento a Dio non possono essere scissi. La più comune critica, rivolta al cristianesimo dai suoi oppositori laici, è quella di accettare passivamente la realtà di sofferenza e di ingiustizia, rimandando la persona credente a cercare consolazione nella speranza di un premio celeste. Si può rispondere a simili obiezioni, elencando semplicemente le schiere dei cristiani e delle cristiane profondamente credenti che si sono impegnati – qui e ora – nella lotta per un modo migliore e hanno ottenuto risultati ragguardevoli. L’onestà intellettuale esige tuttavia una riflessione sulle motivazioni di tale impegno. È sicuramente possibile convenire su un punto: l’amore del prossimo crea una dimensione in cui si riconoscono tutte le persone oneste, a prescindere dalle posizioni politiche o religiose.
La predicazione e l’impegno evangelico prospettano però un’altra ragione della speranza: la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Questa è la più genuina confessione della fede cristiana (cfr. I Corinzi 15). La risurrezione di Gesù Cristo non è una promessa bensì un fatto compiuto, la cui forza trasforma già la realtà. Ma ecco qui che la differenza tra la fede e l’ideologia diventa immediatamente palese. L’ideologia chiede la perfetta visibilità delle prove. Gli argomenti portati a sostegno di un’asserzione devono essere valutabili empiricamente: la lunghezza media della vita che aumenta, il livello minimo salariale che è sempre in crescita, le azioni di guerra che cessano.
Allora, che cosa dobbiamo dire quando la lunghezza media della vita accresce, mentre la sua qualità spesso diventa intollerabile? Quale atteggiamento possiamo assumere davanti alla precarietà lavorativa teorizzata? In che modo vorremmo mettere in discussione una ragion di stato che giustifica azioni militari moralmente abominevoli? L’annuncio della risurrezione sembra concettualmente lontanissimo da questi argomenti. Malgrado ciò, un nesso c’è.
Tanti atti di militanza politica o sociale si affievoliscono perché la mancanza di risultati visibili, le preoccupazioni per la propria vita o per lo status sociale raggiunto, spingono anche i militanti e le militanti più resistenti verso una serie di compromessi, a volte oggettivamente sporchi, a volte accettabili. Talvolta tali fenomeni si manifestano anche tra coloro che militano all’interno delle nostre chiese.
Per mantenere vivo l’impegno ci vuole il coraggio della fede. È una fede che osa sfidare i potenti della terra perché crede fermamente nella potenza di Dio. È una fede che non teme la crudeltà degli aguzzini, né si lascia sedurre dalle sirene che promettono potere e denaro. È una fede su cui si fonda la certezza che la morte e il peccato sono stati definitivamente sconfitti. Vivere la fede in questo modo si chiama martirio, nel senso della parola greca che significa testimonianza. Il significato più profondo del martirio allude a una forza che non è legata alle capacità umane. Si tratta della forza della risurrezione che è la piena, definitiva rivelazione dell’amore di Dio (agàpe) per ogni singolo essere umano, per l’umanità tutta e per tutto il Creato. (Riforma)
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